Capitalismo culturale e territoriale: cooperazione e concorrenza
Gli attuali scenari socio-economici e geopolitici evidenziano il fallimento del mercato nel garantire sia lo sviluppo sociale che la sostenibilità del sistema economico globale. Non solo il mercato ha dimostrato limiti nell’affrontare disuguaglianze crescenti, ma anche nell’assicurare la sopravvivenza delle imprese stesse, esponendole alla vulnerabilità di shock esogeni come la crisi pandemica, le fragilità delle filiere globali e l’instabilità geopolitica. In questo contesto emerge l’urgenza di ripensare il modello di sviluppo, passando a un paradigma post-capitalista e fondato sul Capitalismo Culturale che incorpora il concetto di limite (ecologico, sociale e produttivo).
Carenza di Fattori Produttivi e Capitale Umano
Le economie globalizzate stanno affrontando una grave carenza di capitale umano, causata da diversi fattori, tra cui il declino demografico che interessa molte economie avanzate, come quella italiana, e il disallineamento tra la formazione offerta e le reali esigenze del mercato del lavoro.
Inoltre, la fuga di talenti da territori marginali verso grandi centri globali contribuisce ulteriormente a questa carenza, mentre la frammentazione del tessuto produttivo rende difficile attrarre competenze e innovazione.
Queste problematiche evidenziano l’insostenibilità del modello economico attuale, suggerendo la necessità di una rivalutazione del territorio come una struttura generativa. Un territorio ben strutturato può offrire capitale umano radicato, promuovendo competenze che valorizzano risorse locali, garantire una protezione sociale ed economica, fungendo da scudo contro shock esterni grazie a reti di cooperazione interna, e sviluppare un welfare territoriale che integri imprese, comunità e istituzioni in sistemi di protezione collettiva.
Capitalismo cultura e Modello Post-Capitalista: Comunità e Limiti
Un modello post-capitalista si fonda sull’incorporazione del concetto di limite – ecologico, sociale ed economico – e sulla centralità delle comunità. In questo contesto, si supera l’idea della crescita illimitata come paradigma dominante e si promuove la territorializzazione dello sviluppo, dove i territori non sono solo luoghi di produzione, ma sistemi integrati capaci di generare benessere, sostenibilità e protezione.
Le comunità locali, supportate da una governance forte, diventano il fulcro di una crescita economica sostenibile che si basa su risorse rinnovabili e beni culturali. Questo approccio mira anche a proteggere le imprese locali, riducendo la dipendenza da mercati globali instabili, e a creare un welfare integrato che combina reti sociali e infrastrutture territoriali.
Competizione tra Territori: Cooperazione Interna e Concorrenza Esterna
Con il declino della globalizzazione, lo scenario competitivo si sposta dalla competizione tra imprese alla competizione tra territori. Ogni territorio diventa un sistema integrato che compete su scala globale, valorizzando le proprie peculiarità.
Questo modello si basa su due dinamiche fondamentali. La prima riguarda la cooperazione interna, essenziale per trasformare il territorio in un’unità sistemica. Elementi chiave di questa cooperazione sono una governance condivisa, dove istituzioni locali, imprese e comunità collaborano per definire obiettivi comuni, reti di supporto che integrano le filiere produttive locali, i servizi pubblici e le infrastrutture, e infrastrutture per la resilienza, che prevedono investimenti in tecnologie smart, energie rinnovabili e sistemi di mobilità sostenibile.
La seconda dinamica riguarda la concorrenza esterna, che si fonda sempre più su risorse simboliche, ovvero elementi intangibili che creano valore percepito su scala globale. Queste risorse includono l’identità territoriale, che rafforza la connessione tra i prodotti e il luogo di origine, il radicamento culturale che valorizza tradizioni, patrimoni storici e pratiche sociali come elementi di unicità, e i beni ambientali e culturali, che proteggono e promuovono risorse naturali e paesaggistiche come asset economici.
Specializzare e Territorializzare l’innovazione tecnologica
L’innovazione tecnologica, per essere davvero efficace dal punto di vista sociale ed economico, deve essere strettamente legata al territorio. Le tecnologie devono essere adattate alle specificità locali, rispondendo ai bisogni delle comunità e valorizzando le risorse già disponibili.
Inoltre, è fondamentale che esse siano integrate con le filiere produttive locali, come nel caso dell’Intelligenza Artificiale o dell’Internet of Things (IoT), che possono ottimizzare le produzioni agricole, artigianali e industriali tipiche di ciascun territorio. Un altro aspetto cruciale riguarda l’accessibilità e l’inclusività: gli investimenti in infrastrutture digitali devono garantire connettività anche nelle aree più marginali, permettendo a tutte le comunità di beneficiare delle opportunità offerte dalla tecnologia.
Innovazione Come Competitività Globale
L’innovazione orientata al territorio non solo incrementa la resilienza interna, ma diventa anche un elemento cruciale di competitività internazionale. I territori che si distinguono per avanzamento tecnologico sono più attraenti per gli investimenti esterni, favorendo l’afflusso di capitali. Inoltre, le specializzazioni locali possono emergere come leader in mercati di nicchia, come il food-tech o il turismo sostenibile, dominando settori specifici grazie alle proprie peculiarità.
Verso uno Scenario Post-Capitalista
In un contesto post-capitalista, la competizione tra territori si orienta verso modelli rigenerativi, cercando di superare il paradigma dell’estrazione delle risorse per promuovere economie che rigenerano il capitale naturale e sociale. In questo scenario, il territorio diventa il fulcro di un welfare integrato e territoriale, che agisce come motore di protezione sociale ed economica. Inoltre, cresce la collaborazione globale tra territori resilienti, dove reti di comunità condividono conoscenze e pratiche sostenibili, contribuendo a creare un sistema globale di solidarietà e innovazione.
La crisi del mercato globale e la transizione post-industriale spostano l’asse della competizione dalle imprese ai territori. In questo scenario, il territorio diventa sia il motore di sviluppo che il sistema protettivo per comunità e imprese, capace di generare benessere e resilienza. Attraverso la cooperazione interna e la valorizzazione di risorse simboliche, i territori possono competere a livello globale, costruendo un futuro sostenibile basato sull’identità, sull’innovazione e sulla coesione sociale.