L’Italia narrata e quella reale: cui prodest ?

La percezione che un popolo ha di sé stesso è cruciale per il suo sviluppo culturale, economico e sociale. Che si tratti di individui o di nazioni, radicarsi nelle proprie radici, riconoscere la propria identità e sentirsi al centro del proprio mondo è ciò che permette di costruire relazioni mature, basate sulla cooperazione e sull’indipendenza. Quando invece un popolo si lascia definire da narrative esterne, il rischio è quello di vivere in uno stato di subalternità culturale e psicologica, con conseguenze profonde sulla propria capacità di sviluppo.

Esempi come l’Etiopia dimostrano come anche popoli senza grande potenza economica siano in grado di vivere centrati sulla propria identità. L’Italia, invece, una delle nazioni più ricche di risorse culturali, storiche ed economiche, spesso appare prigioniera di una narrativa che la dipinge come periferia della MittelEuropa, in declino e subordinata. La domanda è: cui prodest?

Radicarsi nelle Proprie Radici: l’esempio dell’Etiopia

Un esempio emblematico è l’Etiopia, un Paese che, pur non essendo una potenza economica globale, si percepisce come il centro del proprio mondo. Radicata in una storia millenaria, che include figure come la regina di Saba e una resistenza vittoriosa contro il colonialismo, l’Etiopia non si vede mai come una periferia, ma come un luogo centrale nel proprio universo culturale e storico. Questo senso di identità ha permesso agli etiopi di affrontare crisi profonde mantenendo il proprio orgoglio e la propria coesione.

Questi popoli dimostrano che il potere economico non è l’unica risorsa che conta. La capacità di mantenere vive le proprie risorse simboliche — cultura, storia, valori — consente di vivere in modo centrato e autonomo, senza sentirsi periferia di qualcosa.

L’Italia Narrata

In contrasto con la realtà, la narrativa dominante sull’Italia tende a mettere in evidenza debolezze e carenze, oscurando il suo vero potenziale. Spesso si dipinge l’Italia come un paese da cui fuggire, con i giovani che emigrano alla ricerca di opportunità altrove, suggerendo che l’Italia sia una terra priva di futuro. Inoltre, l’Italia viene rappresentata come una periferia dell’Europa, subordinata a potenze centrali come la Germania e la Francia, ignorando il suo ruolo strategico e la sua centralità nel Mediterraneo. Talvolta, anche l’immenso patrimonio culturale italiano è visto come un ostacolo, come un fardello che impedisce l’innovazione e il progresso. Questa narrativa ha un effetto corrosivo, minando la fiducia degli italiani nel loro paese e alimentando una visione di dipendenza e arretratezza.

L’Italia Reale

La realtà dell’Italia è ben diversa da quella spesso descritta. Il Paese possiede risorse straordinarie che molti altri Stati invidiano.

In primo luogo, l’Italia è la seconda manifattura d’Europa, con una rete di piccole e medie imprese estremamente competitive, che la rende un pilastro dell’economia europea e un attore di rilevanza globale nel settore manifatturiero.

Inoltre, il suo patrimonio culturale è il più ricco al mondo: nessun altro Paese può vantare una concentrazione di arte, storia e cultura simile, riconosciuta come un bene unico a livello globale.

L’Italia è anche uno dei Paesi con la maggior ricchezza privata, con oltre 8.500 miliardi di euro posseduti dai suoi cittadini, una cifra che supera di gran lunga il debito pubblico di cui tanto si parla nei dibattiti economici.

Infine, la sua posizione geografica strategica nel cuore del Mediterraneo conferisce al Paese un ruolo cruciale come ponte naturale tra Europa, Africa e Asia, un’opportunità che, se adeguatamente valorizzata, potrebbe trasformarla in un punto nevralgico per il commercio, la cultura e la geopolitica.

Qualche ordine di grandezza

Considerando il rapporto Ricchezza Complessiva/Debito pubblico l’Italia si attesta al torno al quinto posto al mondo.

  Paese Ricchezza Complessiva (miliardi €) Debito Pubblico (miliardi €) Rapporto Ricchezza/Debito
1 Stati Uniti 120.000 33.420 3,59
2 Cina 85.000 14.770 5,76
3 Giappone 35.000 10.630 3,29
4 Germania 20.000 2.870 6,97
5 Francia 18.000 3.350 5,37
6 Regno Unito 15.000 3.380 4,44
7 Italia 14.000 3.100 4,52
8 Canada 10.000 2.290 4,37
9 India 8.000 2.960 2,70
10 Brasile 7.000 1.840 3,80

Laddove si volessero considerare i fattori immateriali quali (posizionamento geostrategico, beni culturali e capitale naturale si ottengono i valori riportati nella tabella che segue.

Posizione Paese Ricchezza Complessiva (mld €) Valore Culturale (%) Posizione Geostrategica (%) Capitale Naturale (%) Innovazione/Creatività (%) Ricchezza Totale Finale (€ mld)
1 Stati Uniti 120.000 +2% +1.5% +1% +5% 129.500
2 Cina 85.000 +1.5% +2% +1% +5% 93.000
3 Germania 20.000 +5% +1% +1.5% +5% 22.500
4 Francia 18.000 +15% +2% +3% +10% 23.340
5 Italia 14.000 +25% +5% +3% +10% 20.020
6 Regno Unito 15.000 +7% +3% +2.5% +7% 17.900
7 Giappone 35.000 +1% +0.5% +0.5% +7% 38.300
8 Canada 10.000 +3% +1% +8% +10% 12.200
9 India 8.000 +2% +7% +5% +10% 12.400
10 Brasile 7.000 +1% +5% +10% +8% 9.600
Posizione Paese Valore della Produzione Industriale (mld €) Principali Settori Industriali
1 Germania 1.050 Automotive, macchinari, chimica, elettronica
2 Francia 450 Aerospaziale, chimica, agroalimentare, farmaceutico
3 Italia 425 Manifattura, moda, design, meccanica, agroalimentare
4 Regno Unito 300 Aerospaziale, farmaceutico, energia, chimica
5 Spagna 260 Automotive, agroalimentare, energia, turismo industriale
6 Polonia 190 Automotive, elettronica, lavorazione metalli
7 Paesi Bassi 180 Chimica, elettronica, logistica
8 Svezia 140 Automotive, tecnologie verdi, macchinari
9 Austria 120 Meccanica, automotive, energia
10 Belgio 110 Chimica, farmaceutico, logistica

L’Italia è infatti la terza manifattura industriale Europea, la 7 Nazione al mondo per rapporto tra Ricchezza totale/debito e laddove si voglia correggere tale dato per considerare i fattori geostrategici, culturali e naturali tale posizione è destinata a migliorare (le stime condotte senza pretesa di validità scientifica indicano un 5 posto).

Una narrazione tossica: Cui Prodest?

La narrativa che dipinge l’Italia come periferica e debole non è casuale. Serve interessi ben precisi:

  1. Consolidare il vincolo economico e politico: Presentare l’Italia come fragile giustifica l’imposizione di vincoli esterni, limitando la sua autonomia decisionale e mantenendola in uno stato di subordinazione.
  2. Limitare la competitività industriale: Una narrativa di declino riduce la percezione della forza industriale italiana, spianando la strada a economie concorrenti che vogliono mantenere la propria posizione dominante.
  3. Depauperare risorse umane e talenti: L’emigrazione dei giovani, spinta da questa visione, priva il Paese di capitale umano, arricchendo invece altre nazioni.

L’Italia non è periferia di nulla. È un Paese ricco di risorse uniche, capace di affrontare le sfide globali con una posizione di forza. Tuttavia, per farlo, deve smascherare le narrazioni che la dipingono come un Paese debole e in declino, chiedendosi sempre: cui prodest?

La risposta è chiara: non all’Italia. È tempo che il Paese riprenda il controllo delle proprie “risorse simboliche” e di una Governance orientata agli interessi nazionali, raccontandosi per quello che realmente è: una nazione centrale, strategica, creativa e straordinariamente resiliente.