L’Italia e il mare

L’Italia, con la sua conformazione geografica unica, rappresenta una delle principali porte d’accesso al Mediterraneo, un mare che non è solo una divisione tra continenti, ma uno spazio di connessioni e opportunità. In questo contesto, il Mezzogiorno, con la sua posizione strategica al centro di queste rotte, dovrebbe essere l’avamposto naturale di un modello di sviluppo che valorizzi la centralità del Mediterraneo. Tuttavia, come sottolinea Dario Fabbri, questa vocazione rimane in gran parte inespresso.

Il Sud Italia è spesso percepito come un’area marginale, penalizzato da politiche nazionali che, storicamente, hanno preferito guardare verso la MittelEuropa. Questa scelta ha relegato il Mediterraneo a una funzione secondaria, ignorando le enormi potenzialità offerte dalle sue sponde meridionali.

Cambiando prospettiva culturale, il mezzogiorno potrebbe miracolosamente riscoprirsi “area centrale e strategica” e non già “marginale”!

L’Italia e il mare: Una relazione ambivalente

Nonostante la sua natura geografica marittima, l’Italia ha sempre avuto un rapporto ambivalente con il mare. La sua storia politica ed economica post unitaria ha privilegiato un legame più stretto con la terraferma e con la Mitteleuropa, piuttosto che con il Mediterraneo.

Eppure, riconciliarsi con il Mediterraneo non significa rinnegare questa tradizione, ma anzi integrarla in una visione strategica più ampia. Il Mediterraneo non deve essere visto solo come una risorsa economica o una piattaforma commerciale, ma anche come uno spazio culturale e politico. L’Italia ha il potenziale per essere un ponte tra Nord e Sud, tra l’economia potente del Nord Europa e la ricchezza culturale del Sud globale, superando il tradizionale dualismo tra mare e terra.

Il Mediterraneo come spazio “Mediceano” e di scambi orizzontali

Fabbri propone di considerare il Mediterraneo non solo come una linea di demarcazione tra Nord e Sud, ma come uno spazio “Mediceano”, un sistema di scambi orizzontali che unisce le coste orientali e occidentali. Questa visione storica del Mediterraneo, che in passato ha visto città come Venezia, Genova, Tunisi e Alessandria collaborare e prosperare, offre un modello di integrazione culturale ed economica capace di superare le barriere geopolitiche.

L’Italia e il Mezzogiorno, grazie alla sua posizione baricentrica, potrebbe tornare a essere il fulcro di un sistema mediterraneo che promuova nuove forme di cooperazione. Tuttavia, questo richiede di andare oltre l’Economia dell’aperitivo che caratterizza il sistema italico, creando una narrativa condivisa e investendo in infrastrutture e relazioni diplomatiche che favoriscano una rete di connessioni tra le due sponde del mare.

Economia e potenza: Popoli che campano di economia e popoli che campano di cultura strategica

Dario Fabbri introduce una distinzione cruciale tra popoli che “campano di economia” e popoli che “campano di potenza”. I primi, come l’Italia, basano la propria prosperità su commercio, industria e ingegno, mentre i secondi costruiscono il proprio ruolo internazionale su strategie di controllo militare e geopolitico. Questa dicotomia, secondo Fabbri, spiega molte delle debolezze strutturali dell’Italia, storicamente più incline al commercio che alla potenza.

Questa vocazione economica ha garantito benessere durante periodi di pace, ma ha esposto il paese a vulnerabilità in tempi di competizione globale. L’Italia è stata, ad esempio, un attore coloniale debole rispetto a potenze come Francia e Gran Bretagna, incapace di conciliare la propria tradizione mercantile con un approccio geopolitico strategico. La sfida odierna è evolvere in una “potenza economica strategica”, capace di integrare la propria tradizione commerciale con una visione ambiziosa del proprio ruolo internazionale.

L’Italia nel Mediterraneo: Un futuro da ri-costruire

La domanda fondamentale per l’Italia è: può evolvere da paese che “campa di economia” a nazione che “campa di potenza culturale e strategica”? Il cambio di paradigma è possibile, ma richiede una leadership capace di immaginare il Mediterraneo come uno spazio centrale nella politica nazionale. Ciò implica investire in infrastrutture marittime, favorire la cooperazione con i paesi del Sud Mediterraneo e promuovere una visione culturale che valorizzi il ruolo dell’Italia come ponte tra Nord e Sud.

Solo attraverso una cultura strategica forte, capace di integrare economia, diplomazia e identità nazionale, l’Italia potrà affermare il suo ruolo nel Mediterraneo e, di conseguenza, nel mondo. La sfida è abbandonare la mentalità da “clientes”, limitata al breve termine e alla dipendenza economica, per abbracciare una visione più ampia e autonoma che faccia del Mediterraneo non solo una risorsa, ma il cuore pulsante di una nuova identità nazionale.

Dario Fabbri Geopolitica umana. Capire il mondo dalle civiltà antiche alle potenze odierne. Mondadori, Milano, 2022.